Tema | MAESTRI DELL’ARCHITETTURA | Michele Roda – 29 Agosto 2017 | RdA10

Cosa hanno in comune Oscar Niemeyer e Lina Bo Bardi?

Il Brasile, luogo di sperimentazione di un’avventura architettonica affascinante e patria d’adozione di una protagonista dell’architettura italiana novecentesca.

Non potrebbero essere più diversi questi due libri. Fin dal titolo denunciano una prospettiva che è quasi antitetica: Wherever you find People è una storia plurale, una società che si racconta attraverso edifici progettati per essere servizioovunque trovi personeLINA BO BARDI (in maiuscolo) invece ha un taglio individuale, centrato soggettivamente su una figura emblematica. A legarli ci sono un paese (il Brasile), un’epoca(circa 50 anni, dal secondo dopoguerra all’inizio degli anni ‘90), una prospettiva (l’architettura come chiave interpretativa sociale, politica ed economica) ma anche un modo di raccontare per frammenti.

Sono voci eterogenee quelle che Aberrant Architecture (studio multi-disciplinare e think tank londinese, fondato nel 2010 da David Chambers e Kevin Haley) ha selezionato: dall’architetto al maestro, dall’economista al poliziotto, sono chiamati – attraverso interviste distribuite in otto capitoli – a tratteggiare, per tasselli che s’intersecano, l’esperienza emblematica dei CIEP, i Centri integrati di educazione pubblica, realizzati tra anni ’80 e ’90 nello stato di Rio de Janeiro. 508 strutture, ancora funzionanti, che uniscono la vocazione educativa con il ruolo di fulcro della vita collettiva (aperte tutto il giorno ospitano laboratori medici, spazi per attività sportive e feste popolari, case per giovani studenti), spesso in situazioni sociali precarie. Sono architetture seriali (modularità e prefabbricazione hanno permesso consistenti risparmi) e griffate Oscar Niemeyer: ogni centro è formato dall’edificio scolastico, da un edificio poli-funzionale e da una biblioteca ottagonale. Identità e iconicità sono garantite dalla massività dei volumi, in cemento, e dal ritmo delle ampie aperture a losanga. L’autorialità del progetto resta in secondo piano a favore di un programma che è prima di tutto sociale e che ha avuto in Darcy Ribeiro (sociologo) e Leonel Brizola (governatore dello Stato) gli artefici, almeno al pari di Niemeyer. Il libro – in inglese, predilige immagini fotografiche recenti ai disegni tecnici –  è il frutto di una ricerca che Aberrant Architecture ha iniziato nel 2012 per il British Pavillion alla Biennale di Venezia e che si propone oggi come riferimento per l’edilizia scolastica, anche europea.

Ha una struttura più tradizionalmente accademica e speculativa il testo curato dalla ricercatrice Alessandra Criconia, che riarticola i contributi del convegno dell’Università La Sapienza, organizzato nel dicembre 2014, giorni in cui Lina Bo Bardi avrebbe compiuto 100 anni. Sono 29 saggi, organizzati in tre capitoli, finalizzati a ricostruire con immagini, mappe concettuali, una ricca bibliografia ragionata e (soprattutto) bellissimi disegni a colori, la parabola di vita di una figura la cui unicità “risiede nell’intreccio delle identità, italiana e brasiliana, e nell’aver vissuto due modernità, dall’una e dall’altra parte dell’oceano”, come scrive la curatrice nella premessa. Il viaggio di sola andata per il Sudamerica del 1946 è il momento di rottura e al tempo stesso di continuità dell’esperienza di Lina Bo Bardi. Su questo si concentrano principalmente gli autori che, in un processo di reinterpretazione critica, offrono punti di vista alternativi – spesso distanti, inevitabilmente non alieni da sovrapposizioni – capaci di spaziare in campi disciplinari diversi: non solo il progetto architettonico, ma anche l’arte e la museografia. Sono frammenti che – nella loro complessità – contribuiscono a dare una prospettiva per certi versi straniante. Come a suo modo straniante è il percorso di vita di Bo Bardi, che dal suo Brasile offre interpretazioni sulla modernità italiana, in un continuo e serrato dialogo tra culture.