300 partecipanti appassionati hanno animato Favole di Cemento-Velonotte Bergamo, il Gran Tour notturno che sabato 16 settembre ha portato architetti e appassionati alla scoperta della città contemporanea. Ideato da Sergey Nikitin-Rimsky e proposto a Bergamo da Fondazione Architetti Bergamo e Ordine degli Architetti PPC, Velonotte International e Comune di Bergamo, è partito da Daste Bergamo per toccare il complesso ex Italcementi lungo via David, il condominio di via XX Settembre di Sergio Invernizzi (1963), le Terrazze Fiorite di Giuseppe Gambirasio e Giorgio Zenoni (1979), l’edificio polifunzionale Duse di Giorgio Zenoni, Giuseppe Gambirasio e Walter Barbero (1971), il condominio di viale Vittorio Emanuele II di Sergio Crotti e Enrica Invernizzi (1974), il passaggio davanti all’hotel Excelsior (Enrico Sesti e Nestorio Sacchi (1955), la Casa Minima di Pino Pizzigoni (1964) per concludersi al Convento di Sant’Antonio da Padova di Giorgio Zenoni, Giuseppe Gambirasio e Walter Barbero (1970), dove si è stati accolti dalle riflessioni sonore del batterista Stefano Grasso.
Un grazie a chi ha partecipato e a chi ha deciso, praticamente tutti, di non farsi scoraggiare dalla pioggia. E un grazie ad A.Ri.Bi-Associazione per il rilancio della bicicletta, che ha subito sposato l’iniziativa partecipanto fattivamente, Promoberg srl, associazione OpenArch e SACBO spa per il supporto e la disponibilità.
I racconti delle tappe sono disponibili su velonotte.com.
La manifestazione è patrocinata da: Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori, Ordine Ingegneri Bergamo, Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori, Collegio dei Geometri e dei Geometri Laureati di Bergamo, Collegio dei Periti Industriali di Bergamo, ANCE Bergamo, Provincia di Bergamo, Confesercenti Bergamo, ASCOM Confcommercio Bergamo, Confartigianato Bergamo, CNA Bergamo, Camera di Commercio di Bergamo.
Partner tecnici: LaBiGi, ATB – Azienda Trasporti Bergamo, Bracca Acque Minerali, TecnoGraph.