Ricordiamo con rispetto e gratitudine Giorgio Zenoni, figura centrale nella storia dell’architettura bergamasca. La sua opera, sempre caratterizzata da rigore progettuale, qualità dei materiali e un forte legame con il contesto urbano, ha segnato una stagione importante di Bergamo e rimane oggi eredità viva per le nuove generazioni di progettisti, non solo bergamaschi.
A Bergamo, i suoi progetti hanno accompagnato alcune delle tappe più significative della crescita della città contemporanea, dalle residenze Terrazze Fiorite con cui è riuscito, con Giuseppe Gambirasio, a unire densità urbana, qualità abitativa e sensibilità per il contesto in un complesso pensato su piastre digradanti e con un parco pubblico, all’ardita innovazione dell’edificio polifunzionale Duse che, firmato con Walter Barbero e Giuseppe Gambirasio, sperimenta soluzioni costruttive, tecnologiche e proposte formali, e stupisce ancora oggi, al centro civico Loreto, con la sua piazza interna, l’introversione e l’equilibrato rapporto con il contesto. Ma anche il sorprendente e rigoroso Convento di Sant’Antonio, dove imposta con Barbero e Gambirasio una griglia un edificio orizzontale e introverso che, lavorando su tipologia, volumi e materiali, crea una dinamica narrazione spaziale muovendosi tra spazi e funzioni.
Dopo la formazione tra Bruxelles e Venezia, l’avvio della professione nello studio di Franco Albini, con cui segue i progetti della Rinascente a Roma, il lavoro prosegue prima a stretto contatto con Walter Barbero, Baran Ciagà e Giuseppe Gambirasio in Italia, Francia e Belgio e poi nello studio Zenoni Associati Architettura e Paesaggio, con i figli architetti Stefano e Simone.
Armonia, sperimentazione, dialogo con il contesto, il lavoro condotto con coerenza e umiltà lo rendono congiunzione tra la modernità degli anni sessanta-settanta e la riflessione contemporanea sull’abitare, sul rapporto fra città e periferia, sul dialogo fra forma architettonica e contesto urbano. Bergamo ha beneficiato del suo sguardo, capace di leggere la città, le esigenze abitative, i luoghi di transizione, e oggi la sua eredità si misura nella consapevolezza che l’architettura non è solo edificio ma parte della vita collettiva.
Eredità che tutta la comunità degli architetti bergamaschi ha riconosciuto, consegnandogli nel 2023 una speciale targa ad honorem e rendendolo protagonista della prima edizione della Velonotte, che ha assunto proprio l’ex DUSE come edificio simbolo e tappa, ma ha anche attraversato le Terrazze Fiorite, con oltre 300 partecipanti in bicicletta che sono stati accolti da un concerto dentro gli spazi del Convento di Sant’Antonio aperti per l’occasione.
Eredità che l’Ordine e la Fondazione continuano a celebrare nella mostra fotografica diffusa aperta in 4 Spazi di Quartiere della città, che rende parte dei suoi edifici, fotografati da Marco Introini, dispositivi di racconto della crescita urbana.
La sua esperienza ci insegna che progettare significa osservare, reinterpretare, valorizzare ciò che già esiste, e insieme osare nuove soluzioni con coerenza e umiltà. Il suo lavoro resta fonte di ispirazione e impegno per chi oggi opera nella città e nel territorio.
Il presidente Giorgio Cavagnis, la vicepresidente Alessandra Morri, il vicepresidente e presidente di Fondazione Gianpaolo Gritti, la segretaria Mariacristina Brembilla, il tesoriere Diego Ratti, i consiglieri Angela Giovanna Amico, Elettra Assumma, Emanuele Bertoni, Barbara Bocci, Elisa Boschi, Paola Cortesi, Giuliano Imberti, Silvia Mazzoleni, Cristian Perletti, Alessandro Tiraboschi
[Data di pubblicazione articolo: 24.10.2025]
