Rigenerare non significa soltanto ristrutturare edifici, ma dare nuova voce a luoghi che hanno segnato la vita di intere comunità. È questo lo spirito che guida il progetto della Fabbrica della Cultura alla ex Legler di Ponte San Pietro e Brembate di Sopra, promosso dalla Fondazione Legler per la Storia Economica e Sociale di Bergamo (FLSE) e sostenuto da Fondazione Cariplo con il bando “Luoghi da rigenerare”. A coordinare l’iniziativa è Fondazione Architetti Bergamo, in collaborazione con i Comuni di Ponte San Pietro e Brembate di Sopra, per restituire alla collettività un grande spazio industriale rimasto a lungo silenzioso.

 

“48:48”, autocostruzione alla Fondazione Legler

All’interno di questo percorso si inserisce il workshop internazionale di autocostruzione “48:48”, promosso da Fondazione e realizzato dall’associazione Camposaz, realtà no-profit nata in Trentino nel 2013 e oggi consolidata con quasi cinquanta laboratori di autocostruzione realizzati tra Italia ed estero.

La sfida era tanto semplice quanto ambiziosa: trasformare 5 metri cubi di legno – divisi in assi, listelli e travi – in un manufatto utile alle attività della Fondazione Legler. Una sorta di gioco serio, da vivere in dieci giorni intensi, che ha visto impegnati quindici giovani creativi provenienti da Cina, Svezia, Albania, Moldavia e da diverse regioni italiane. Architetti, ingegneri, designer ed esperti di tessuti che, senza gerarchie, hanno condiviso tempo, lavoro e visioni.

Il metodo Camposaz è radicalmente orizzontale: si vive insieme, si progetta insieme, si costruisce insieme. Anche a Ponte San Pietro i ragazzi hanno abitato il luogo, campeggiando in tenda davanti al Palaponte e respirando la vita della comunità locale, ospitati dall’amministrazione comunale e dalla generosità di tutto lo staff del Bar La Proposta. Giorni di confronto, sorrisi, mani infangate e legno da proteggere sotto la pioggia: un agosto che sembrava novembre non ha fermato la determinazione e la forza del giovane gruppo.

Il progetto ha preso forma su una terrazza affacciata sul fiume Brembo, sospesa tra città e natura, resa unica dal fragore della cascata e visibile dalla passerella ferroviaria. Qui i partecipanti hanno realizzato due portali in legno, che accompagnano i visitatori verso la terrazza, e una grande galleria scenografica con brise-soleil, capace di diventare palco per piccoli spettacoli, seduta panoramica e spazio espositivo.

Il filo conduttore della realizzazione è stato reinterpretare un particolare intreccio di tavole di larice, con una tessitura lignea ispirata al tessuto jeans denim che rese celebre la Legler nel mondo. Un omaggio poetico alla memoria produttiva del luogo, reinterpretata in chiave contemporanea, che ricuce il passato al futuro.

Il laboratorio è stato reso possibile grazie al coordinamento della Fondazione Architetti Bergamo e alla collaborazione con la FLSE. Preziosi i contributi del Direttore scientifico della Fondazione Legler Giuseppe De Luca e del Sig. Marino Ospitalieri per l’accoglienza, del presidente di Fondazione Gianpaolo Gritti per il coordinamento organizzativo del workshop, del sig. Antonio Visconti per la narrazione della storia della fabbrica e dello studio Vacuum Atelier, autore del progetto di ristrutturazione che partirà a breve per recuperare i primi 500 mq della futura Fabbrica della Cultura, che ha condiviso spunti preziosi con i giovani progettisti.

Camposaz 48:48 non è stato solo un esercizio di design, ma un atto simbolico: trasformare metri cubi di legno in nuove possibilità di futuro. Come un tempo il cotone e il denim prendevano forma tra le mani degli operai della Legler, oggi sono state tavole, listelli e travi a diventare tessuto di relazioni, architettura e immaginazione.

 

Un tassello di un percorso più grande tra memoria e innovazione

È stata posata la prima trave in legno di un percorso più grande, che unisce memoria e innovazione, passato e desiderio di futuro. Un invito concreto alla comunità a tornare a vivere questi spazi, a farli propri, a intessere nuove storie dentro quelle mura che un tempo erano il cuore pulsante del territorio. Perché la rigenerazione non è mai solo costruire: è ridare voce ai luoghi e senso alle persone che li abitano.

 

 

[Data di pubblicazione articolo: 12.09.2025]