Data di pubblicazione articolo: 05.03.2024
Per quale motivo si ritiene che un’architetta debba essere pagata meno di un collega maschio? Vale meno perché usa il femminile? Perché il mondo del lavoro determina che professionalmente la donna valga meno di un uomo? E nel pubblico le professioniste se la passano meglio? La cura dei figli, famigliari anziani o disabili nella libera professione è equamente divisa?
In occasione della Giornata internazionale della Donna, il Gruppo di Lavoro Pari Opportunità propone un focus sulle disuguaglianze di genere e, in particolare, sulle differenze reddituali, a partire dall’ultimo rapporto Inarcassa in cifre.
La percentuale di studentesse è stabilmente intorno al 56% rispetto al totale, mentre le laureate rappresentano in media il 55% sul totale di chi completa gli studi. Nel 2020, dei 153.692 architettə italianə il 42,5%, ovvero circa 65.000, è rappresentato da donne, circa 6,5 punti percentuali in più rispetto alla situazione del 2005 (quando era il 35,9%).
Negli ultimi dieci anni, tra 2010 e 2020, le architette iscritte all’albo sono cresciute di ben il +13,9%, vale a dire 8.000 architetti in più. E così anche le iscritte alla Cassa aumentano, anzi sono raddoppiate in questo ultimo ventennio. E fino ai 30 anni sono anche più numerose dei colleghi, ma il reddito medio annuo è più basso. Solo alla soglia dei 50 anni una donna professionista eguaglia il reddito del collega, che peraltro aveva già raggiunto il proprio tenore già da 15 anni; praticamente con 15 anni di esperienza in meno!
Il GdL Pari Opportunità è un gruppo aperto di colleghe e colleghi che all’interno dell’Ordine si occupano di queste ed altre tematiche… per approfondire la lettura clicca qui. Per saperne di più e/o partecipare alle attività del gruppo puoi contattare la segreteria dell’Ordine.